mercoledì 23 aprile 2008

Se 13 ore vi sembran poche

Tredici ore passano in fretta. È il normale corso di una giornata semi impegnata che fugge via indifferente tra cose da fare, spazi ritagliati per mangiare e qualche chiacchiera tra amici e famiglia. Diversa è la questione se uno passa tredici ore a parlare e a parlare.


Questo è il caso del nostro Carl Gustav Jung (1875 – 1961) che si trovò a colloquiare con il più ben noto psicoanalista Sigmund Freud nel giorno del loro primo incontro. Subito stimato da Jung – la stima era reciproca – Freud rappresentava per il nostro psicologo un punto incessante di riferimento sia in campo professionale che amicale. Un riferimento autorevole ma non dotato di quella infallibilità necessaria per non essere sottoposto alla forte critica che a lui venne riservata soprattutto sulle ormai ben note tesi sulla sessualità.
L'incontro tra Jung e Freud avvenne quando il primo, per dovere di verità, si trovò a difendere delle tesi esposte in un saggio del secondo sulla genesi della nevrosi; tale difesa era motivata dal fatto che, nonostante i diversi metodi applicati dai due psicologi, i risultati apparivano molto simili e ciò portò Jung a voler conoscere il padre della psicoanalisi. Le tredici ore a cui accennavo nel titolo rappresentano la durata di questo primo incontro, dove Jung ebbe a dire che Freud era stata la prima persona degna di rispetto e stima.
Così, anche negli incontri successivi non mancò mai il profondo legame di stima e affetto che ormai vicendevolmente andavano conferendosi sebbene piccoli aspetti (che divennero sempre più il solco di una loro, successiva, profonda divisione) iniziavano a consumare questo rapporto: innanzitutto la passione relativa alla parapsicologia e all’occultismo di Jung, mai accettata da Freud; poi la fossilizzazione di quest’ultimo sul sesso visto come causa (e colpa) di ogni cosa: veniva qui negata l’accezione di spirito, in Jung sempre cara; poi il mancato accorgersi che Jung era ormai indirizzato verso un cammino metodologico realmente autonomo.
L'evento clou dove avvenne la prima, grande, frattura con mastro Sigmund capitò durante un viaggio infinito verso l’America, in nave, dove avrebbero dovuto compiere una serie di conferenze. Nella reciproca analisi dei sogni, Jung si trovò a chiedere maggiori informazioni sulla vita personale del maestro al fine di interpretare in maniera corretta la narrazione onirica. Freud non volle dare alcuna di queste informazioni adducendo che non si sarebbe potuto permettere di perdere l'autorità nei suoi confronti. "La perse proprio in quell’istante" chiosa in maniera drastica Jung.
Come già ricordato, altri motivi poi consumarono questa amicizia: Jung stava già pensando al suo nuovo modo di concepire l'inconscio rivalutando, in chiave ereditaria, tutto il patrimonio che le esperienze delle vite passate hanno in noi. "Sessualità rimossa" o "Desiderio di morte" erano le risposte più gettonate da parte di un uomo sempre più chiuso nelle sue rivoluzionarie scoperte che però assumevano giorno dopo giorno un melanconico sapore di vintage.

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