mercoledì 5 marzo 2008

Le forme dei gradini

C'è chi teorizza e non agisce, chi agisce per poi teorizzare, chi fa tutte e due le cose insieme (come farà dico io) e chi ha lo sguardo tanto lungo da vedere al di là degli anni che gli fanno da cornice esistenziale.


Johann Friedrich Herbart, 1776-1841, è uno di questi. Vissuto nella piena età Romantica, pone le basi per quello che sarà il successivo pensiero positivista e attivista pedagogico.
Tanto per citare alcuni incontri, possiamo annoverare nel 1794 l'incontro con Kant e nel 1799 quello con Pestalozzi. Proprio questi due incontri porranno le basi del suo pensare filosofico e pedagogico. Innanzitutto Herbart riconosce un valore autonomo della Pedagogia alla Filosofia (tié, dico io), poi capisce che lo spontaneismo (come vuole il senso comune, ma anche quello "alla Pestalozzi", per intenderci) non è sufficiente per fare Pedagogia: serve una metodologia netta, chiara e, perché no, valutabile, verificabile.
Le innovazioni di stampo pre-positiviste che Herbart compie - gran parte di queste contenute nella sua opera Pedagogia Generale dedotta dal fine dell'educazione del 1806 e nell'altra opera dal titolo Disegno di Lezioni di Pedagogia del 1835 -, non si riducono solo a quanto detto. La pedagogia in sé è ancora legata alla filosofia e per renderla veramente autonoma serve che diverse discipline vi afferiscano, in maniera strumentale, per un fine comune. Tale fine comune è sicuramente la moralità, e le materie che vi afferiscono sono principalmente la Psicologia, l'estetica e l'etica.
tralasciando la psicologia, che si affronterà a breve, etica ed estetica sono le discipline strumentali che concorrono al fine ultimo morale, poiché strutturano cinque idee, belle e buone, che l'educando (fanciullo o scolaro che sia) deve raggiungere.
Queste cinque idee sono:
  1. Idea della libertà interiore - ovvero il potersi esprimere al pieno secondo le proprie attitudini e doveri;
  2. Idea della Perfezione - cioè il portare se stessi al massimo e più perfetto compimento;
  3. Idea della benevolenza - ovvero l'armonia che sussiste tra le diverse volontà, mie e degli altri;
  4. Idea del Diritto - cioè la regolamentazione del conflitto tra le diverse volontà;
  5. Idea dell'equità - ovvero il giusto equilibrio tra azioni e ricompensa.

In tutto questo la psicologia gioca un ruolo cardine, poiché è il viatico per giungere al fine educativo, poiché esplicita il procedimento conoscitivo definendo il soggetto conoscente. In altre parole fornisce i mezzi per realizzare il fine educativo e per accertarne i limiti entro i quali il fine è accettabile.
Chi è allora questo soggetto conoscente?
Ovviamente un bambino, che a seconda della fascia di età assume proprietà ed esigenze differenti:
  • 0-3 anni - Vi è una prevalenza della sensibilità e della motricità; esplorazione libera di oggetti;
  • 4-8 anni - Il bambino ha bisogno di essere governato (ci torniamo più tardi);
  • Adolescenza - compare l'astrazione e l'immaginazione, vi sono le prime predilezioni e i primi interessi concreti;
  • Giovinezza - Prime delusioni; l'istruzione è legata con la sfera morale.

Avrete capito che, come per altri, anche per Herbart il bambino nasce senza moralità e volontà e quindi va ridimensionato da ciò che lui stesso chiama governo, ovvero da ciò che gestisce l'istruzione, quindi la scuola, e custodisce la famiglia. Questo governo agisce inoltre tramite la minaccia, la sorveglianza e il rapporto dinamico tra autorità e amore (non vi ricorda ciò che dirà poi Freud?).
Facciamo però un passo indietro e ritorniamo alla Psicologia. Essa non aveva solo una funzione identificativa del soggetto conoscente ma viatica per giungere al fine educativo. Qual è quindi la strada migliore per incoraggiare un ragazzo verso la moralità e verso l'istruzione?
Herbart risponderà con l'Interesse e con l'utilizzo di questo interesse non sono in chiave mono-tematica, ovvero legato ad una singola disciplina o indirizzo, ma multilaterale, ovvero includente di diversi fattori e discipline.
La multilateralità dell'interesse richiede quindi un complesso respiro pedagogico che è alla base di quello che Herbart chiamerà la Didattica dei gradi formali. Questa, così come l'idea del respiro pedagogico alla base della multilateralità, è infatti strutturata in quattro gradi, che sono precisamente:
  1. Chiarezza, ovvero la distinzione dei particolari, la presentazione di un argomento e l'esposizione degli obiettivi;
  2. Associazione, quindi la concordanza tra diversi studi, tra le affinità presenti tra diverse materie, e tra i prerequisiti e ciò che verrà spiegato in una materia;
  3. Sistema, ovvero dare un ordine agli apprendimenti, vedere quali nuove informazioni sono state aggiunte e fare un bilancio di ciò che si è appreso;
  4. Metodo, ovvero applicare le conoscenze acquisite, anche a livello lavorativo e pratico.

Capirete bene come entri a pieno titolo, nelle Scienze dell'educazione teorizzate da Herbart, anche la Didattica che, grazie ai quattro gradi formali qui teorizzati, trova la base della odierna didattica (basata sui prerequisiti, sui bilanci delle competenze e così via).

Buono studio!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono approdata qui a due giorni dall'esame di pedagogia generale.
Non avevo capito dei passaggi su Herbart e ho trovato questo blog fantastico :)
Grazie per la semplicità!

Valentina Picello ha detto...

Grazie infinite!

Ho trovato molti passi su Herbart ma mi sfuggiva il filo conduttore del suo pensiero.
Grazie per la chiarezza, vado a curiosare anche nel resto del blog.

Buona serata,
Valentina