martedì 8 gennaio 2008

L'elvetico sfigato

...e non è il nome di una nave naufragata tragicamente nelle acque ostili del nord.
Qui si ironizza su chi, a dire il vero, ha fatto molto per la nostra tanto amata e venerata e rispettata e studiat...no, ora esagero, materia.

Parlo ovviamente di Johann Heinrich Pestalozzi. Pedagogista svizzero, come avrete intuito dal titolo, fu uno dei primi pensatori ad agire praticamente al fine pedagogico, preferendo il contatto diretto con i bambini a teorizzazioni razionali che certo non mancarono ma non furono del livello pratico e immediato raggiunto.
Esperienze queste, come vedremo più avanti, fallite tutte per mancanza di fondi e per tradimento degli amici più fidati.
Come raramente accade, la vita è già in sé esplicativa della sua attività pedagogica e quindi la riassumiamo in alcuni punti per una maggiore chiarezza espositiva:
  1. 1746 - Nascita di Pestalozzi, a Zurigo. Morte prematura del padre e totale punto di riferimento nella sua educazione da parte della madre e della badante
  2. 1768-1780, Neuhof - (pron. Noiof) Pestalozzi, dopo un primo interesse verso Rousseau, nel 1774 decide di mettere in pratica quanto pensato finora ristrutturando una cascina e aprendola ai poveri e agli orfani. Questo diviene un periodo fecondo perché è alla base del suo metodo chiamato metodo elementare che teorizzerà pochi anni più avanti.
    La mancanza di finanziamenti porta Pestalozzi a chiudere questo suo primo esperimento.
  3. 1780-1798, Rivoluzione francese - Spinto dalla forte azione sociale e politica della rivoluzione, va a capo di una confederazione svizzera, acquisisce la cittadinanza francese e inizia a scrivere al suo grande romanzo pedagogico, il più grande del romanticismo, Leonardo e Gertrude. Il primo libro, del 1781 è così importante che decide di ampliare la storia e compone altri 3 libri, rispettivamente nel 1783, 1785, 1787.
  4. 1798-1799, Stans - Pestalozzi, triste e sfiduciato per il terrore instaurato nella rivoluzione francese, decide di aprire a Stans un orfanotrofio (circa 80 utenze) che però venne dismesso in tempi brevi.
  5. 1799-1084, Burgdorf - Dapprima insegnante in una scuola privata, poi in una statale, Burgdorf segna per Pestalozzi il concretizzare alcune teorie prima del grande conclusivo periodo a Yverdon. Rileva un castello, che divenne una scuola, la sua scuola, con 8 ore di aprtura, con l'insegnamento secondo il metodo elementare e con alcuni elementi all'interno di esso come la scrittura seconda al disegno e l'approccio intuitivo alla base di ogni cosa.
    Osteggiato però dall'aristocrazia, preannunciando così la futura restaurazione a livello politico generale, Pestalozzi fu costretto a chiudere l'esperienza di Burgdorf. Scrive, inoltre, (questo è da sapere), Come Gertrude istruisce i suoi figli, una raccolta di 14 saggio pedagogici.
  6. 1805-1824, Yverdon - Sicuramente il periodo più lungo nelle diverse esperienze pedagogiche, però anche il più amaro, Pestalozzi a Yverdon approfondisce i presupposti teorici del suo metodo abbozzando un testo dal titolo Idee, esperienze e Mezzi per promuovere un'educazione conforme alla natura umana.
    Già dal 1814 iniziano però degli scontri con i collaboratori, sia dal punto di vista teorico che umano che porteranno la situazione ad essere ingestibile e nel 1824 a costringerlo a tornare a Neuhof
  7. 1824-1828, Neuhof - Stanco e deluso dai tanti tradimenti, trova forza ancora per scrivere l'ultima sua opera, testamento pedagogico-spirituale a difesa delle sue tesi, chiamata Il canto del Cigno. Muore nel 1828.

Parafrasando Rousseau e, successivamente, Kant, anche Pestalozzi approfondisce il tema delle percezioni sensibili e dell'esperienza della natura. Il valore molto forte che stava maturando nella filosofia continentale (pensate a Fichte) riguardo il valore della natura, fa però dire a Pestalozzi che all'esperienza non va data solo il senso di contatto diretto, ma l'esperienza stessa forma la personalità, fa capire la forma stessa impressa da Dio all'interno del creato.
Fondamentalmente, sono due i percorsi che porta avanti: l'educazione popolare e l'interesse ai fattori politico sociali, espressi nella rivoluzione francese.
L'educazione popolare, così come gran parte del suo pensiero pedagogico, è ben chiarito all'interno della sua opera Leonardo e Gertrude: ambientato in Germania, nel paese fittizio di Bonnel, alla presenza di un regime feudale si raccontano le vicende di una coppia, Leonardo e Gertrude appunto, che non godono di buona salute economica. Sarà Gertrude a reagire ai soprusi di Hummel, il podestà de feudo e a ridare speranza dapprima ai figli riguardo un'istruzione basata su quelli che sono i dettami del metodo elementare che andremo a vedere a breve. Importantissima è la figura della madre. I successivi libri fanno intendere il percorso che l'educazione dovrà compiere, partendo dalla famiglia fino ad arrivare al sistema nazionale.

Riguardo al metodo elementare, Pestalozzi si rende conto che l'unica educazione possibile si basa sull'intuizione diretta mediata dall'esperienza nella natura. Intuizione, basata ovviamente sui cinque sensi, che però deve compiere un percorso di chiarificazione, attraverso il pensare dei concetti precisi. Significa quindi che bisogna educare i bambini secondo alcuni steps che si possono così riassumere:
  • individuare gli elementi necessari
  • individuare elementi di base nelle conoscenze
  • partire dall'inessenziale per giungere all'essenziale
  • gestire i gradi di importanza delle cose, prendendo esempio dalla natura
  • ordinare oggetti per somiglianza
  • ogni concetto nuovo è da aggiungersi a qualcosa già appreso
  • partire dal semplice e pian piano giungere alla complessità.

Il metodo elementare deve quindi muoversi in tre aree fondamentali e ad ognuna di esse viene associato l'organo corrispondente:
  • Cognitiva, avendo a mente che essa si articola in base al numero, alla forma e al linguaggio. I bambini infatti, approdano alla matematica grazie a semplici questione algebriche, così come identificano e distinguono gli oggetti in base alla loro forma e al loro colore; solo dopo riescono a dare un nome all'oggetto; l'organo associato è la mente.
  • Pratica, ovvero articolando e manipolando gli oggetti, utilizzando quelle abilità nello battere, nel portare o nello gettare, nello spingere piuttosto che nel torcere, nell'agitare e nel farlo giacere; l'organo associato è quello della mano.
  • Morale, perché tutto viene dall'Amore, di Dio e della madre, primissima fonte di amore in famiglia. Così come Aristotele, sarà l'abitudine all'amore a educare moralmente il bambino. L'organo associato sarà quindi il cuore.


Buona serata e buona ripresa nello studio!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie davvero per il tuo contributo alla mia verifica di psicopedagogia.... è proprio vero che è stato sfortunato e soprattutto dimenticato dai contemporanei....
saluti
Soli

Anonimo ha detto...

Ciao Marco,
ti lascio il risultato del test SimilarMinds:
Jung Test Results

Extroverted (E) 56.82% Introverted (I) 43.18%
Intuitive (N) 51.16% Sensing (S) 48.84%
Feeling (F) 55% Thinking (T) 45%
Judging (J) 58.97% Perceiving (P) 41.03%


Your type is: ENFJ
Accuracy: - 5

ENFJ - "Persuader". Outstanding leader of groups. Can be aggressive at helping others to be the best that they can be. 2.5% of total population.

Accuracy: - 5

Salutoni,

Vincenzo

Anonimo ha detto...

Beh... visto che ci sono, ti lascio anche il risultato del secondo test Junghiano:

Your Type is
ENFJ
Extraverted Intuitive Feeling Judging
Strength of the preferences %
44 50 25 67

ENFJ type description by J. Butt and M.M. Heiss
ENFJ Career Choices by Jung Career Indicator™ ENFJ Famous Personalities
ENFJ type description by D.Keirsey

Qualitative analysis of your type formula

You are:
moderately expressed extravert

moderately expressed intuitive personality

moderately expressed feeling personality

distinctively expressed judging personality

Ari salutoni,

Vincenzo

Maria Teresa ha detto...

Leggo a pag. 37 e 38 del libro di Alice Miller "Il dramma del bambino dotato" (riveduta poi dall'autrice nelle successive ristampe - il conenuto del testo ma non in questa specifica parte che riporto). Tengo a precisare che la Miller si è anche dissociata pubblicamente con il terapeuta che lei aveva tanto decantato spronandolo a scrivere un libro "Perché la sofferenza" Ed. Garzanti, mossa motivi gravissimi specificati sul suo sito in una sorta di Comunicazione/avviso ai suoi lettori.
Tornando al motivo che mi ha spinto a lasciare il presente commento, estraggo dal suddetto libro quanto segue:
"[...] e' forse un caso che proprio Heinrich Pestalozzi, che era rimasto orfano di padre a cinque anni e malgrado la presenza della madre e dlla bambinaia era stato trascurato a livello affettivo, abbia avuto l'idea di educare suo unico figlio col metodo di Rousseau, mentre con i bambini estranei e con gli orfani era capace di calore spontaneo, di un'autentica paternità? (4)
Il figlio, alla fine, crebbe come
abbandonato e a dieci anni passava per "debole mentale"; fu per Pestalozzi motivo di grave sofferenza e di sensi di colpa e morì (il figlio)a trent'nni (vedi Ganz, 1966 e Lavater-Sloman, 1977). E pare che Pestalozzi una voltA abbia detto: "Puoi riuscire a scacciare il diavolo dal tuo orto, ma lo ritroverai nell'orto di tuo figlio." Detto in termini psicoanalitici: il bambino introietta le parti scisse, non integrate, dei suoi genitori.
Nota 4: In Ganz (1966): "'Come freno per la sua pigrizia e riottosità' Jakobli deve accudire al suo orto, raccogliere le piante, 'collezionare e conservare diligentemente, con ordine e precisione, coleotteri e crisalidi' (...) Jakobli ha tre anni e mezzo.
"E' forse l'anno successivo che Jakobli, 'metà cantando, metà borbottando' (non sa ancora scrivere), detta serenamente alla mamma queste parole per l'onomastico del suo papà: 'Auguro al mio caro papà (...) che tu abbia tanti altri onomastici e ti ringrazio centomila volte per i tuoi benefici (...) che tu mi abbia educato in modo così gioioso e amorevole. Adesso voglio parlare come mi dice il cuore (...) mi fa un piacere terribile che tu possa dire io ho allevato mio figlio alla gioia (...) io sono il suo piacere e la sua gioia, poi voglio ringraziarti per quanto hai fatto nella mia vita'" (p. 53).