martedì 18 dicembre 2007

Sogno o son desto?

Che ne dite, concludiamo i post relativi al nostro carissimo Sigmund Freud?
Da parte mia sì...e da parte vostra?

(...aspetto in silenzio la vostra risposta...)
(...anzi, approfitto del tempo che ci state mettendo per rispondere per proporvi due brani relativi al sogno.
Il primo parla di un vero e proprio racconto onirico, dal carattere strano ed epico, contestualizzato nella seconda guerra mondiale, nella tragedia dei lager: la canzone è di Francesco De Gregori e si chiama Cercando un altro Egitto.









Il secondo brano è più un sogno ad occhi aperti, con forte valore pedagogico. La canzone, molto bella e intensa è di Roberto Vecchioni e si intitola Sogna, ragazzo, sogna. Poiché ho problemi con l'mp3 in questione, eccovi un video con musica e testo!


)

Bene, ora che tutti mi avete risposto, parliamo di un aspetto importantissimo del metodo psicoanalitico freudiano, metodo che sì trattiamo alla fine ma che è bene collocare all'inizio del suo lavoro clinico, ovvero nel biennio 1899 - 1900.
1899 perché è la data reale della scrittura di un testo considerato IL testo dell'opus freudiano, ovvero L'interpretazione dei Sogni;
1900 perché è la data in cui viene classificata l'uscita di questo saggio, per significarne il valore realmente epocale delle sue sue intuizioni.

Quali queste intuizioni, dunque?
Se ricordate, ne parlammo nel primo post, il sogno è uno di quegli elementi attraverso cui l'inconscio si esprime; il sogno, infatti, altro non è che la manifestazione dei nostri desideri inconsci, ovvero di tutto ciò che noi desideriamo (legato al grande spettro delle due pulsioni di base, eros e tanathos) positivo e negativo che sia.
Appare chiaro come quanto noi desideriamo non possa sempre esprimersi: alcune cose potrebbero essere di natura anti-sociale, altre di natura immorale o assolutamente inaccettabili dal nostro inconscio.
Però noi, mi confermerete, ricordiamo i sogni. Quindi, cosa ricordiamo di quanto sogniamo?
I sogni, ricapitolando, sono di due aspetti:
  • Nascosti o occulti - ovvero i veri sogni, quelli che forse non hanno neppure caratteristiche dimensionali a noi chiare ma che di chiaro hanno la forza pulsionale che definisce appieno il desiderio espresso;
  • Manifesti - cioè il sogno che ricordiamo e che effettivamente narriamo ai nostri amici, parenti e, nel caso clinico, all'analista.

Cosa genera questa differenza? E come noi possiamo ricordare quanto di vero sognato, visto che è così inconciliabile col nostro vivere quotidiano?
Da una parte, ovvero ciò che rende manifesto il sogno occulto, abbiamo la funzione censoria dell'Io che, poiché protagonista della nostra vita psichica, toglie quanto di più negativo e invivibile abbiamo nella nostra esperienza onirica e, filtrato, lo invia alla consapevolezza vigile. Dall'altra parte però, il sogno, nel suo essere raccontato, segue cinque criteri di narrazione che rendono la narrazione onirica così come tutti noi sappiamo essere. Questi criteri sono:
  1. la Condensazione
  2. lo Spostamento
  3. la Simbolizzazione
  4. la Drammatizzazione
  5. la Rappresentazione per Opposto.

La Condensazione riguarda quell'aspetto del sogno narrato tale che diversi elementi o situazioni tutte afferenti a qualche sentimento o emozione particolare vengano espresse mediante l'utilizzo di una sola figura che conserva la medesima carica emotiva. Tale processo può essere anche inverso, da un elemento a più aspetti di questo.
Lo Spostamento è quel particolare aspetto onirico che trasla l'attenzione che noi riferiamo a singoli aspetti del racconto verso altri aspetti all'interno del sogno stesso.
La Simbolizzazione è l'utilizzo dei simboli, ovvero dei segni fisici a cui noi, per convenzione e accettazione, diamo significati particolari. Ricordate il sogno letto in classe della donna all'opera?
La Drammatizzazione è quella tecnica narrativa che il sogno stesso usa per accrescere la tensione emotiva relativa agli eventi raccontati; un caso è il volume della pipì nel sogno della badante che accresce angosciosamente e che finisce per svegliare la sognante, ovvero la badante stessa.
La Rappresentazione per opposto è invece il raccontare all'opposto il sogno sognato. Il sogno raccontato della vicinanza di una persona può invece essere il sogno sognato della sua privazione e mancanza.

Detto questo, vi affido e mi affido a Morfeo e vi saluto!

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