lunedì 24 dicembre 2007

Buon Natale!

Tanti auguri, ragazzi e ragazze!

martedì 18 dicembre 2007

Sogno o son desto?

Che ne dite, concludiamo i post relativi al nostro carissimo Sigmund Freud?
Da parte mia sì...e da parte vostra?

(...aspetto in silenzio la vostra risposta...)
(...anzi, approfitto del tempo che ci state mettendo per rispondere per proporvi due brani relativi al sogno.
Il primo parla di un vero e proprio racconto onirico, dal carattere strano ed epico, contestualizzato nella seconda guerra mondiale, nella tragedia dei lager: la canzone è di Francesco De Gregori e si chiama Cercando un altro Egitto.









Il secondo brano è più un sogno ad occhi aperti, con forte valore pedagogico. La canzone, molto bella e intensa è di Roberto Vecchioni e si intitola Sogna, ragazzo, sogna. Poiché ho problemi con l'mp3 in questione, eccovi un video con musica e testo!


)

Bene, ora che tutti mi avete risposto, parliamo di un aspetto importantissimo del metodo psicoanalitico freudiano, metodo che sì trattiamo alla fine ma che è bene collocare all'inizio del suo lavoro clinico, ovvero nel biennio 1899 - 1900.
1899 perché è la data reale della scrittura di un testo considerato IL testo dell'opus freudiano, ovvero L'interpretazione dei Sogni;
1900 perché è la data in cui viene classificata l'uscita di questo saggio, per significarne il valore realmente epocale delle sue sue intuizioni.

Quali queste intuizioni, dunque?
Se ricordate, ne parlammo nel primo post, il sogno è uno di quegli elementi attraverso cui l'inconscio si esprime; il sogno, infatti, altro non è che la manifestazione dei nostri desideri inconsci, ovvero di tutto ciò che noi desideriamo (legato al grande spettro delle due pulsioni di base, eros e tanathos) positivo e negativo che sia.
Appare chiaro come quanto noi desideriamo non possa sempre esprimersi: alcune cose potrebbero essere di natura anti-sociale, altre di natura immorale o assolutamente inaccettabili dal nostro inconscio.
Però noi, mi confermerete, ricordiamo i sogni. Quindi, cosa ricordiamo di quanto sogniamo?
I sogni, ricapitolando, sono di due aspetti:
  • Nascosti o occulti - ovvero i veri sogni, quelli che forse non hanno neppure caratteristiche dimensionali a noi chiare ma che di chiaro hanno la forza pulsionale che definisce appieno il desiderio espresso;
  • Manifesti - cioè il sogno che ricordiamo e che effettivamente narriamo ai nostri amici, parenti e, nel caso clinico, all'analista.

Cosa genera questa differenza? E come noi possiamo ricordare quanto di vero sognato, visto che è così inconciliabile col nostro vivere quotidiano?
Da una parte, ovvero ciò che rende manifesto il sogno occulto, abbiamo la funzione censoria dell'Io che, poiché protagonista della nostra vita psichica, toglie quanto di più negativo e invivibile abbiamo nella nostra esperienza onirica e, filtrato, lo invia alla consapevolezza vigile. Dall'altra parte però, il sogno, nel suo essere raccontato, segue cinque criteri di narrazione che rendono la narrazione onirica così come tutti noi sappiamo essere. Questi criteri sono:
  1. la Condensazione
  2. lo Spostamento
  3. la Simbolizzazione
  4. la Drammatizzazione
  5. la Rappresentazione per Opposto.

La Condensazione riguarda quell'aspetto del sogno narrato tale che diversi elementi o situazioni tutte afferenti a qualche sentimento o emozione particolare vengano espresse mediante l'utilizzo di una sola figura che conserva la medesima carica emotiva. Tale processo può essere anche inverso, da un elemento a più aspetti di questo.
Lo Spostamento è quel particolare aspetto onirico che trasla l'attenzione che noi riferiamo a singoli aspetti del racconto verso altri aspetti all'interno del sogno stesso.
La Simbolizzazione è l'utilizzo dei simboli, ovvero dei segni fisici a cui noi, per convenzione e accettazione, diamo significati particolari. Ricordate il sogno letto in classe della donna all'opera?
La Drammatizzazione è quella tecnica narrativa che il sogno stesso usa per accrescere la tensione emotiva relativa agli eventi raccontati; un caso è il volume della pipì nel sogno della badante che accresce angosciosamente e che finisce per svegliare la sognante, ovvero la badante stessa.
La Rappresentazione per opposto è invece il raccontare all'opposto il sogno sognato. Il sogno raccontato della vicinanza di una persona può invece essere il sogno sognato della sua privazione e mancanza.

Detto questo, vi affido e mi affido a Morfeo e vi saluto!

mercoledì 12 dicembre 2007

Una topica tira l'altra

Non c'è due senza tre, dicono gli idraulici a Parigi... ma noi che, molto più modestamente, studiamo Psicologia e Pedagogia in quel del Nobel possiamo tranquillamente recitare che "non c'è uno senza due"!
Si parla ovviamente delle topiche di Sigmund Freud. Quelle tripartizioni a carattere dimensionale che abbiamo già potuto osservare nel post precedente quando parlammo di Prima Topica.


Cosa cambiò nella testolina del nostro Freud per rinnovare l'impianto della Topica? Scoccò l'anno 1922 (era il 1922 Serenella, come giustamente indicavano anche i vari libri a riguardo... errore mio di cui mi scuso) e Freud diede alle stampe L'Es e l'Io, saggio complesso ma breve che ribaltava un po' di cosette che già erano state devastanti per la cultura di mezza Europa.
Veniva infatti rivalutata la netta divisione tra le istanze psicologiche fondanti la prima topica dando un nuovo valore all'inconscio che, non essendo più connotato in ottica descrittiva viene anche menzionato come istanza latente lo stato conscio e, poiché sempre presente, influenzante qualsiasi nostra attività sociale; noi siamo molto più inconsciamente consci (o consciamente inconsci?) di quanto sembra.
Questo rinnovato inconscio, pieno come il precedente delle pulsioni di base (eros e tanathos), del materiale rimosso e del passato stratificato, si carica anche di quel senso di istintività che ci accomuna con gran parte del mondo animale, sarà chiamato ES.
Il vecchio conscio, che certo non lo si metterà in pensione, viene ribattezzato IO e a lui si attribuirà il grandissimo compito di essere il protagonista (consapevole o no) della vita psichica di ogni essere umano; a lui spetta il compito di vivere così come di azionare i meccanismi di difesa.
ES e IO sono così in piena comunicazione ma vengono vincolati (per nostra fortuna) da una terza istanza, a carattere normativo, etico-morale, valoriale denominata SUPER-IO; esso altro non è che l'interiorizzazione nella nostra coscienza di tutti quegli elementi eteronomi che guidano le nostre azioni, dalle leggi ai comandamenti, al valore del rispetto, alla buona educazione e così via.
ES, IO e SUPER-IO formano così la Seconda Topica, ovvero una seconda tripartizione psichica che però può toccare anche la personalità dell'uomo come essere vivente nella società.

Di indubbio valore teorico è anche la teoria, legata alla genesi delle istanza formanti la seconda topica, dello sviluppo psico-sessuale del bambino che, con Freud, perde ogni connotato angelico divenendo un essere polimorfo e perverso.
Polimorfo perché assume diverse forme, ovvero diverse modalità di esternalizzare la sua crescita sepsso legate a fattori corporei; Perverso perché nel crescere, utilizzerà sempre quella parte che darà lui estremo piacere, un piacere però ancestrale ben diverso da quello che esperiamo noi adulti.
Cinque fasi, zone erogene a gogò, compiti di sviluppo importantissimi: ecco gli ingredienti per una sana e corretta crescita psico-sessuale di qualsiasi persona. Andiamo però nel dettaglio:
  1. Fase Orale (0-1 anno) - La zona erogena è la bocca (labbra e lingua) e il compito di sviluppo è lo svezzamento. Capite bene come il bambino, per crescere entra da subito in contatto con il seno materno e successivamente porta alla bocca qualsiasi oggetto per conoscerlo;
  2. Fase Anale (2-3 anni) - La zona erogena è l'ano (con le sue mucose) e il compito di sviluppo è rappresentato nel controllo degli sfinteri. Il saper gestire il bisogno legato alla produzione di feci è immagine diretta di una crescita anche in ottica sociale e di responsabilità del bambino;
  3. Fase Fallica (4-5 anni) - La zona erogena è quella genitale e il compito di sviluppo è la risoluzione del Complesso di Edipo (vedi il libro di testo a riguardo). Avviene in questa fase la piena accettazione dei ruoli familiari come legati prevalentemente all'affetto (genitore del sesso opposto) o legati all'autorità/rispetto (genitore dello stesso sesso). Qui si concretizza il principio di realtà già introdotto nel primo anno di vita e si struttura una coscienza morale significativa;
  4. Periodo di Latenza (6-11 anni) - In questa fase non vi è una zona erogena specifica e anzi, vi è una forte riduzione delle pulsioni erotiche. Il bambino ha infatti bisogno di tempo per ristrutturare le fasi precedenti e attivare, come compito di sviluppo, i meccanismi di difesa;
  5. Fase Genitale (12-18 anni) - la zona erogenza è quella dei genitali e il compito di sviluppo è il raggiungimento di una sessualità matura. Non basta solo avere una prima tipizzazione sessuale che già compare nella fase fallica, bensì serve scoprire il proprio genere (questione sociale) oltre che il proprio sesso (questione biologica), il proprio oggetto di desiderio sessuale nonché stabilire dei legami stabili e significativi con la persona che viene scelta.

Manca poco per la conclusione di Freud, un post solo, legato ai sogni... e proprio sognando, vi saluto!